Un arcipelago da difendere

Per la sua posizione nel Mediterraneo Occidentale, l’Arcipelago ha da sempre rappresentato un insieme di isole nelle Bocche di Bonifacio, che -se conquistate- sarebbero divenute un avamposto militare da cui controllare e dominare la regione.

La storia civile dell’Arcipelago di La Maddalena ha il suo avvio nel 14 ottobre 1767. Le poche centinaia di pastori corsi distribuiti sul Collo Piano a La Maddalena e nell’interno di Caprera si assoggettarono (W Chi Vince) alle Truppe Sardo Piemontesi, le quali dopo l’invasione pressoché indisturbata, non persero tempo a costruire una batteria militare, per presidiare il villaggio maddalenino.

Siamo nel ‘700; i fortini di questo periodo somigliano più a Torri e Castelli medievali, vedasi Balbiano, Carlo Felice, Sant’Andrea e Sant’Elmo a La Maddalena, la Torre Quadrata e San Giorgio sull’isola di Santo Stefano. Sul Forte Sant’Andrea venne issata la bandiera con la dicitura “Per Dio e per il Re vincere o morire”, della resistenza maddalenina contro l’invasione Gallo-Corsa, alla quale partecipò Napoleone. L’attacco venne respinto e spento in una manciata di giorni nel febbraio del 1793, grazie all’intervento di valorosi marinai galluresi, tra cui il nocchiere maddalenino Domenico Millelire, storicamente considerato la prima Medaglia d’oro al valor Militare delle Forze Armate Italiane.

Nei primi anni del 1800 anche gli inglesi di sua Maestà Giorgio III si affacciano negli scenari Blu di uno degli Arcipelaghi più strategici dell’epoca; Lord Horatio Nelson, Duca di Bronte stazionerà con la HMS Victory e la sua flotta ben 8 volte dal 1803 al 1805. Dopo l’ottava sosta  conclusasi il 19 gennaio 1805, ritroviamo l’Ammiraglio Nelson nella celebre battaglia navale di Trafalgar combattuta durante la guerra della terza coalizione, parte delle guerre napoleoniche. Il 21 ottobre 1805 la Royal Navy affrontò una flotta combinata franco-spagnola nelle acque dell’Atlantico, appena a ovest di Capo Trafalgar. La flotta britannica colse la vittoria navale più decisiva, ventisette vascelli da guerra britannici sotto il comando dell’Ammiraglio Nelson a bordo della Victory, sconfissero trentatré navi da guerra franco-spagnole, agli ordini dell’Ammiraglio francese Pierre Charles Silvestre de Villeneuve. La flotta franco-spagnola perse ventidue navi, senza che una sola nave britannica andasse perduta. Sul finire del secolo, siamo giunti al 1887, nel contesto politico internazionale della Triplice Alleanza con Austria e Germania, lo Stato Italiano decise di realizzare nell’Arcipelago una moderna piazzaforte Militare. Supporti logistici, caserme, dighe, strade, batterie, vennero realizzate per tenere sotto pressione il confine francese grazie ad un impegno di spesa straordinario autorizzato con legge nazionale del Ministero della Marina. Di questo periodo fanno parte le Opere: Nido d’Aquila, Punta Villa, e Punta Tegge a La Maddalena, Stagnali, Poggio Rasu, Punta Rossa e Arbuticci a Caprera.

Contrariamente ai pronostici degli analisti militari, la Prima Guerra Mondiale, non interessò da vicino le coste maddalenine e le fortificazioni rimasero inutilizzate; pur tuttavia i delicati equilibri internazionali, portarono l’Italia ad investire nuove risorse economiche sulla Piazzaforte Isolana, al fine di renderla difendibile dai Raid arerei nemici. Negli anni 30 e 40, nelle zone più periferiche, furono edificate numerose batterie mimetizzate sotto roccia, degni esempi ne sono: Spalmatore, Carlotto e Puntiglione a La Maddalena, Zanotto e Pietrajaccio a Spargi, Candeo, Messa del Cervo, Isola del Porco, Poggio Baccà e Punta Coda a Caprera.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’Arcipelago fu teatro di sanguinosi eventi legati soprattutto alle vicende della Flotta italiana. Ricordiamo l’affondamento dell’incrociatore Trieste nella rada di Mezzo Schifo ad opera degli anglo-americani nell’aprile del 1943 e l’affondamento della corazzata Roma, avvenuto al largo il 9 settembre subito dopo l’armistizio per mano tedesca. Dopo la caduta del Fascismo, il 25 luglio Benito Mussolini venne arrestato e il 7 agosto trasferito da Ponza a La Maddalena a bordo del cacciatorpediniere Pantera. Mussolini fu tenuto prigioniero a Villa Webber fino al 27 agosto e fu il quarto dei “Grandi” che legarono il suo nome alle vicende della Città dopo Napoleone, Nelson e Garibaldi.

I giorni dal 9 al 13 settembre 1943 segnarono la reazione dei reparti dell’Esercito e della Marina contro i tedeschi che avevano occupato la Base militare. Nella “Battaglia di La Maddalena”, uno dei primi atti di resistenza italiana, l’eroismo di 28 ragazzi, riscatta l’onore e la dignità di una delle più munite Piazzeforti della Marina. Citandone due: Capitano di Vascello Carlo AVEGNO medaglia d’oro al valor militare e Giovannino COTZA carabiniere medaglia di bronzo al valor militare.

È l’ultimo atto di La Maddalena in guerra, dopodiché la Base resterà fino ai giorni nostri una “Base Didattica” con le sue Scuole Sottufficiali che formano motoristi navali, nocchieri di bordo e di porto (Guardia Costiera), con il Palazzo dell’Ammiragliato usato come residenza estiva dai Presidenti della Repubblica Cossiga, Ciampi, Napolitano e Mattarella. Dal 1972 al biennio 2007-2008, l’Arcipelago è stato altresì sede di una US Naval Support Activity (NATO), l’Italia in quanto paese Atlantista ha ospitato le navi appoggio della Marina Statunitense con i relativi cuccioli atomici presso l’isola di Santo Stefano e tutta una serie di comandi logistici a La Maddalena. Nonostante le differenze culturali le due comunità non sono mai entrate in conflitto e hanno vissuto in armonia nei 35 anni di convivenza. Gli unici due veri momenti di tensione si ebbero durante la “Guerra del Golfo” tra il 1990 e il 1991 e durante gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. Seppure pochi, i 255 anni di La Maddalena sono come abbiamo visto, attraversati da fiumi di storia internazionale, i Tour proposti dallo Skipper di WILLY BROWN, Valentino, offrono anche questo, un’interpretazione del territorio che solo chi è nato e ha vissuto qui può dare se animato da passione storica e attaccamento verso i luoghi natii.

Un arcipelago d'amare

Il suo Cocktail è a base di Isole (sette parti), sole quanto basta, maestrale quanto basta, trasparenze e riflessi blu cobalto, smeraldo e turchese.
Il consiglio, sebbene sia analcolico, è quello di berlo con moderazione, può ubriacare come un Vermentino di Gallura ghiacciato.